Stellar Blade Un'esclusiva PS5 che sta facendo discutere per l'eccessiva bellezza della protagonista. Vieni a parlarne su Award & Oscar!

****Loro sono coloro che annunciano il Giudizio Universale, non sono nè Dei nè uomini..loro sono Angeli ....

 
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Ofelia

Ultimo Aggiornamento: 18/07/2009 16:13
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Città: BOLOGNA
Età: 31
Sesso: Femminile
08/06/2009 17:43

BG:

{Rimasuglio d’una pagina di diario scritta in chiave autobiografica...}

[...] E’ passato così tanto tempo... E col susseguirsi dei giorni, mi chiedo con interminabile curiosità il perché di tutta questa mia sofferenza. Osservo il cielo alcune notti, è corvino, ma le sue stelle brillano, ritraggono il loro splendore più che mai, son sempre le stesse... Anche più antiche dello stesso Angelo. Ma voglio scrivere, questa notte n’ho più bisogno che mai, desidero raccontare dei miei giorni, da quella maledetta notte in cui venni al mondo, sino a questo momento... Sola. L’undicesimo giorno di Addaru, nell’anno 140 della I° era venni al mondo... Come potrei ricordare quelle origini se non fosse per la mia memoria? Mia madre urlava, eppure concentrai i miei occhi abbagliati dalla Luna non sulle sue grida, ma sulle sue lacrime, sulle sue palpebre strette e i denti dirignati... Come se fossi di già innanzi a lei, tra le sue braccia. Scoppiò in un pianto disperato, non capì se si trattasse d’un qualcosa rassomigliante al sollievo, ma so che inizialmente non volette guardarmi. Piansi anche io, era necessario per sopravvivere, ma tutti mi osservavano come se qualcosa di me fosse sbagliato, come se i miei occhi color del ghiaccio rappresentassero una vergogna. Venni deposta lontano da mia madre, e ancora sentivo il suo pianto... E’ strano ripensare a quei momenti, soprattutto ora, che quasi mi vien il disgusto a ricordare le mani alzate verso il viso di mia madre di quell’uomo che le dava della sgualdrina. Era mio padre? No di certo, voleva sacrificarmi a quel suo Dio di cui non ricordo mano il nome! Ma quella donna dagli occhi così simili ai miei, mi osservava con un viso livido dalle contusioni, e dalle lacrime mentre mi allattava... <Il mio piccolo miracolo... Non ti accadrà nulla> Miracolo... Che cos’è un miracolo? Può benissimo essere riconosciuto come un miracolo la venuta al mondo di un mostro? No, sono soltanto gli angeli bianchi o addirittura gli umani che decidono cosa sia o non sia un miracolo! Essere che disgusto, entrambi... Ma no, non mia madre, il suo viso era dolce, e il suo cuore caldo nei miei confronti. Sedeva con me in braccio nelle sue stanze dalle tende color del pesco mentre mi raccontava storie o leggende di quelle terre in cui stavo crescendo, e il suo biondo crine rifulgeva ai raggi della Selene mentre dolcemente mi carezzava le gote rosee. Un giorno mi narrò d’un angelo, disse ch’era mio padre, lo stesso che la picchiò per avermi dato alla luce? No, disse che... Si chiamava Lasher. Un valoroso devoto all’angelo dell’oscurità, il caduto, Lucifer. Lo amava così tanto, e lei era un angelo bianco, mentre lui disse d’averne avute, ma che gli furono estirpate... Mi raccontò d’un luogo, si chiamava Chrestal, ma lei amava chiamarlo “Là, ove io e il mio angelo ci amammo”. Suonava così dolce detto col suo tono smielato, ma l’altro? Quel mostro dalle bianche ali che mi urlò contro dandomi dell’oscenità?! Lui era Gish, un nobile dal coraggio sfavillante appartenente alle orde bianche. Ipocrita... Eppure il tempo passava, e ogni notte che veniva messa in terra, mia madre tingeva il nero delle mie ali con tempera bianca, e pian piano sperava, pregava che un giorno avessi potuto possedere un piumaggio candido come le nubi del cielo. Ma giorno dopo giorno, la mia rabbia non faceva altro che crescere... Quella donna che m’aveva dato la luce, aveva perso quel bagliore di speranza incastonato nei suoi occhi, come alienata dal voler compiacere il suo uomo, rimaneva chiusa notti e notti nelle sue stanze, china, ricurva... Desiderava dare un figlio sano a Gish, ma non poteva, la mia nascita le aveva dato danni irreparabili, e nonostante il suo appartenere alla stirpe angelica, si chiuse in sé stessa, impedendo alla sua volontà di curare le sue ferite. Avevo poco più di cinque anni quando la uccisi... Ora, non ho affatto intenzione di proteggere me stessa da questo fatto, non ho affatto intenzione di autoscusarmi per ciò che ho compiuto... Ma fui costretta. Ebbe una crisi, impazzì, mi si lanciò contro dopo un litigio con il suo sposo, non la voleva più. Mi diede del mostro, mi disse che ero la causa d’ogni suo male! E io la guardavo, e ripensavo a quei momenti in cui stringendomi dolcemente mi diceva che ero la sua vita, e le sue lacrime la tradivano. Corsi indietro, la prima cosa che riuscì ad afferrare con fatica fu un attizzatoio a fianco del camino... E cadendo indietro, vedendola lanciarsi contro di me, abbassai la testa, e stringendo con forza gli occhi, istintivamente spinsi l’attizzatoio verso l’alto, verso il suo ventre. Debole com’era, non ebbe la possibilità di curarsi... Il sangue iniziò a sgorgare, e la venuta di Gish all’interno della stanza non fece altro che peggiorare le cose. La osservò dall’alto, con uno sguardo più schifato che compassionevole... Finchè non posò lo sguardo su di me, non si mosse, ma lo feci io per prima... Scappai. Trascorsi dodici anni a vagabondare per le foreste, un angelo nero, e non potevo mentire a me stessa. Eppure non soffrivo come avrebbe sofferto una figlia abbandonata dalla propria famiglia, al contrario mi rinforzai. I rami, le fronde degli alberi più alti furono le mie piccole città, i miei campi di dominio di diverse foreste. I Viandanti che vi passavano venivano da me derubati dei loro viveri, una volta mi capitò di far perdere i sensi a un baldo giovanotto... Avrò avuto circa sedici anni, e rimasi affascinata dal corpo di quell’umano, bello, dal crine color dell’oro e dall’iridi azzurre. Non mi volle... Ma fui reticente dall’ucciderlo finchè non fu lui stesso a cercare di farlo. Mi urlò contro, mi diede del mosto, e quelle furono le sue ultime parole. Piangevo mentre vedevo scorrere il suo sangue, e infierì sul suo corpo senza vita. Con sé aveva uno strano oggetto rotondeggiante, una bussola mi par di ricordare, d’oro... Puntava in quattro punti. Ne approfittai, la venuta di quell’inutilità seppe darmi la forza di portarmi al di fuori delle fronde degli alberi, sino alle città. Imparai ad approfittare delle mie sembianze per attirare i demoni più squinternati, ubriachi e così stupidi, erano facili da ingannare e da tramortire, seppi sfamarmi grazie a quei pochi soldi rubati, finchè da una di quelle città in cui alloggiavo passò un piccolo gruppo di cavalieri. Erano umani si, e di nascosto li guardavo. Avrò avuto circa diciannove anni quando mi innamorai, il loro capo, Silus, dal crine corvino e dagli occhi color del ghiaccio, come i miei se non più chiari. Si accamparono poco distanti dalla cittadina, all’interno del bosco, e lì passarono un certo periodo. Fu un caso il nostro incontro, e io, reticente dal volergli dare confidenza, mi limitavo a fargli mille domande su quelle armi così brillanti che portava con sé, non ne avevo mai viste di così splendenti, ma soprattutto, non vedevo un sorriso come il suo da un’eternità. Donai a lui quella poca purezza che poteva possedere un angelo nero, ma ogni volta che mi toccava, io non facevo altro che chiedergli come poteva non essere disgustato da ciò che ero e lui, con quel tono profondo mi riprendeva sé non esitando mai nel dirmi... <Un mostro lo si rappresenta con certezza se si crede di esserlo... E tu, no, non lo sarai mai, né ai miei occhi, né a quelli di nessun altro> Fu il periodo più gioioso della mia esistenza, per la prima volta, mi sentivo amata... E da lui, potei avere dei rudimenti nell’arte della spada, imparavo in fretta, e grazie a questa mia caratteristica, dopo circa due anni potei addirittura batterlo. Purtroppo però, tutto ha una fine, e questa può essere o positiva o negativa... Una sera tornai alla radura, avevo bisogno di vederlo, forse non avrei dovuto avere tutto quell’entusiasmo, anche perché si sarebbe spento in un attimo a sentire quelle risate di donna provenienti dalla sua tenda. Rimani immobile, i suoi uomini mi osservavano, alcuni vergognosi di ciò che stava accadendo si voltavano, altri ridacchiavano e altro bofonchiavano... Ricordo così bene quel momenti come fosse ieri, il mio cuore aveva un battito pacato.. E il fiato, regolare. Poi dei ricordi, gli urli di mia madre, il viso di quell’uomo che la portò al delirio... E aprì i lembi di quelle tende con una forza inaudita. Le mie ali, rimaste immote e invisibili fino a quel momento s’aprirono lasciandomi stupefatta della loro crescita durante quegli anni di “gioia”, come mi sarei dovuta comportare? Una scintilla scoccò dando sfogo a un fuoco nei miei occhi le cui iridi divennero d’un ghiaccio bruciante. Ecco il mostro, e le sue parole passione voli sfumavano via mentre osservavo il suo viso terrorizzato alla mia vista. Non dissi nulla, non piansi questa volta... Ma grazie a questo, capì come gli uomini non dovevano altro che essere utilizzati per ciò che sono: giusto degli amanti, nulla di più. Non uccisi la donna, quella scappò con indosso una coperta, ma lui... L’uomo a cui avevo dato il mio cuore, in parte dovevo essergli grata per avermi aperto gli occhi, ma non sopravvisse. Morì sotto la lama della sua stessa spada, la cui lama spezzai nel ventricolo sinistro di quel suo cuore umano. I suoi uomini, si, mi attaccarono... Ma non fecero una buona fine. E in mezzo a quel bagno di sangue, inchinandomi urlai verso il cielo, sfogando quella frustrazione che mi pervadeva, una pioggia fredda però, rese invisibili le mie lacrime. Quella notte abbandonai quel bosco, spiccando un volo verso l’alto, e allontanandomi verso altro terre. Dalla mia nascita a quel momento passarono all’incirca vent’anni, e da quel momento vissi come pellegrina o viandante. Racimolavo soldi corrompendo carnalmente i giovani che più mi interessavano, ma più mi sottomisi a quel caldo sentimento chiamato “Amore”, certo, lo provai più d’una volta! Ma sicuramente, dopo averlo smaltito adeguatamente, mi sarei dileguata lasciandomi portare dove mi portava il mio cuore, ero libera! All’incirca passarono cento, duecento, trecento anni, ma avevo sempre quell’aspetto, per mia volontà. Un giorno la mia vita ebbe una svolta, mi capitò di imbattermi innanzi un tempio... C’erano uomini e donne che si fermavano, mi osservavano, e io andavo avanti... Nessuno mi fermò quando varcai la soglia di quella costruzione. Degli anziani ripetevano un nome, e s’inchinavano innanzi una statua dalle ampie ali, e dal sorriso fiero... Lo osservai, dicevano: Kushiel. Ebbi modo di unirmi a piccole testate guerrigliere, c’erano miei simili dalle ali color della pece! Ed ero soddisfatta di ciò che facevo... Ebbi modo di mettere in mostra le mie abilità combattive, ciò che facevo con la mia bastarda non erano semplici movimenti... Ma una danza, era un’arte di cui ero madre... E ora, eccomi qui, dopo 1555 anni a rileggere ciò che ho scritto fin’ora al di sotto di quest’albero... Piove, e osservo il cielo, sorrido alla mia bastarda e m’umetto le labbra tirando un sospiro di sollievo.


Descrizione:

Nome: Ofelia;
Razza: Angelo;
Gruppo: Angeli Neri;
Elemento: Vento & Oscurità;
Gilda: Corte del Sole;
Ruolo: Angelo Vendicatore;
Altezza: 1.78cm;
Peso: 68kg;
Capelli: Biondo Platino;
Occhi: Celeste Ghiaccio;
Carnagione: Eterea;
Ali: Nere, ma di notevoli dimensioni dal normale;
Caratteristiche fisiche: Ofelia possiede un corpo ben allenato, e assai forte nonostante il suo essere di sesso femminile. Possiede un tatuaggio a forma di drago sull'avambraccio sinistro, nero, come il suo animo;
Allineamento: Legale - Malvagio
Psiche: Si tratta di una donna dai modi raffinati nonostante il suo passato, Ingannevole, e soprattutto amante delle Passioni più profonde. Fuggevole, e Schietta, la sua razza è nettamente superiore alle altre. Ma infondo, nonostante il suo orientamento malvagio, batte un cuore al di sotto di quest'aspetto ingannevole, il che, è una peculiarità per la razza a cui appartiente.
18/07/2009 16:13

Il PG è un doppio, quindi non è necessario il raggiungimento dei 50 punti esperienza per l'approvazione del background. Riassumendo:

BG Approvato

Skill approvate:

- Autocura ferite minori
- Resistenza al sonno ed ai veleni

Skill Bonus:

- Esperienza in arma a scelta (liv.1)
- Percepire Aure (liv.1)

Appunti:

Carica di corte: Iniziato alla via Rossa
Elemento: Aria



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§ Angelo Vendicatore §
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